giovedì 16 ottobre 2014

Marlane, vicini alla sentenza

La stampa nazionale si accorge del caso della Marlane-Marzotto. A pag. 42 de "il Venerdì" (inserto de La Repubblica) del 10 ottobre 2014 si può leggere un articolo dal titolo "Una fabbrica, morti, veleni e misteri. C'è del marcio in Calabria", mentre si avvicina la sentenza di primo grado al processo in corso presso il tribunale di Paola.  Così uno spiraglio di luce squarcia la nebbia mediatica che grava sulla vicenda della fabbrica veneto-calabrese. Chi non
conosce la tragedia del lavoro che si è consumata in quello stabilimento di proprietà del conte Rivetti, poi dell'ENI (e, quindi, della Lanerossi) e infine della Marzotto, ha l'occasione di essere informato. A muoversi e mantenere viva la lotta, nel completo disinteresse delle istituzioni del territori, sono stati solo quei "piccoli" sindacati SLAI e SI COBAS, quelle associazioni ambientaliste calabresi, quei pochi lavoratori che, proprio per la loro "cocciutaggine" e la loro fierezza non si sono accontentati del misero indennizzo offerto per ritirarsi dal giudizio. Tra gli imputati,per i quali sono state chieste pene che vanno dai 3 ai 6 anni di reclusione, si possono leggere i nomi di Piero Marzotto, di un ex sindaco di Valdagno (Lorenzo Bosetti), dei massimi dirigenti della Marzotto e della Lanerossi un ex sindaco di Praia, dirigente della fabbrica all'epoca dei fatti. Imputati eccellenti  difesi da avvocati altrettanto eccellenti, famosi e, certamente, costosi (uno per tutti, Niccolò Ghedini). Nonostante che si è fatto di tutto per rinviare e bloccare il processo con cavilli pretestuosi ed eccezioni che ne hanno dilatato a dismisura i tempi. A scapito dei danni provocati allo intero territorio, da Castrocucco  san Nicola Arcella.



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